Le 5 emozioni nemiche dei cantanti

Posted by in Uncategorized

L’articolo che vi proponiamo è stato scritto da una cantante e coach professionista, nonché psicologa, tedesca, Petra Raspel. L’articolo originale, da noi liberamente tradotto, potete trovarlo qui.

Buona lettura!


Come artisti siamo spesso portati a pensare che le emozioni guidino la nostra creatività. E se invece fossero da ostacolo ai nostri progressi come cantanti? Molti potrebbero pensare che diventino un problema solo quando generano un’attitudine negativa. La verità è che troppa positività può essere allo stesso modo nociva. Con questo articolo proveremo a capire non tanto come dominare le emozioni, ma come individuare le tendenze negative e farle diventare un modo per migliorarsi come cantanti o musicisti. Le emozioni infatti di per sé non sono cattive né buone, ma come vengono gestite può sicuramente influenzare il proprio percorso.

1. La felicità

“Cosa c’è che non va nella felicità?” vi starete chiedendo. La felicità è senza dubbio qualcosa di positivo, ma è altrettanto vero che può spesso portare alla noncuranza: perché fare ore extra di studio di tecnica vocale se si è appena ottenuto il primo concerto e tutti non fanno che ripetere quanto siamo fantastici? La felicità crea come una bolla e una volta che si è dentro non la si vuole certo lasciare. Questo spesso significa cercare di evitare qualunque cosa possa rompere l’incantesimo come per esempio il cambiamento. La noncuranza è di certo il primo nemico del progresso e della crescita professionale quindi, invece di adagiarsi, bisogna usare il sentimento di felicità per spingersi ancora più in avanti. Inoltre è più facile lavorare quando si è di umore positivo: raccogli tutte le forze e individua le cose che ti piacerebbe migliorare o cambiare. Quando si è felici si è in un condizione privilegiata per affrontare nuove sfide e problemi!

2. La tristezza

tristezza

Se si è tristi (o addirittura depressi) il problema maggiore sarà stare al passo in quanto risulta difficile anche solo focalizzarsi su qualcosa o lavorare per migliorare la propria situazione, non solo professionale. I cambiamenti e i progressi richiedono sforzo e tutto ciò che richiede uno sforzo spesso diventa un “non posso farcela”, contribuendo a generare una spirale negativa. Il problema della tristezza è che non puoi semplicemente dire a te stesso di essere felice. Internet è pieno di consigli come “sorridi e ti sentirai meglio”. Questa tecnica raramente funziona e il più delle volte quei sentimenti si riproporranno più avanti in modo ancora più acuto. Come cantante l’opzione più ovvia è di incanalare la tristezza in modo creativo: scrivere, comporre, dipingere..qualunque cosa ci faccia stare meglio. Le più grandi opere d’arte sono state realizzate durante periodi bui e di sconforto!

3. La fiducia

fiducia

Molti musicisti e cantanti sono forse più familiari con il non avere molta fiducia: spesso si trovano a cercare disperatamente di rafforzare la propria sicurezza così da smettere di dubitare di se stessi e delle proprie capacità. Avere fiducia in se stessi è salutare, averne troppa può essere però nocivo in quanto mal dispone le persone con cui ci si trova a lavorare o che dovrebbero aiutarci a progredire. Non vedere la necessità di migliorarsi perché si pensa di sapere già tutto è un po’ come essere troppo felici solo che il rischio di distruggere relazioni importanti con il proprio pubblico, i colleghi e i coach è molto più alto. Avere fiducia in se stessi dà un grande vantaggio perché ci permette di credere che possiamo raggiungere i nostri obiettivi e questo è quello che serve per essere un cantante o un musicista migliore. Bisogna solo ricordarsi che ci saranno sempre aspetti da migliorare e che non si smette mai di imparare. La fiducia va usata per progredire, non per immobilizzare nelle proprie conquiste.

4. L’ansia

ansia

Come cantante la prima cosa che mi viene in mente è probabilmente l’ansia da performance. Ma cosa c’è alla base dell’ansia del musicista? Il timore di sbagliare o di non essere abbastanza. La paura è un sentimento lecito e anche salutare in certe situazioni, ma non deve portare a non provarci neanche. Non provare ci fa sicuramente sentire al sicuro, esclude la possibilità di essere feriti o presi in giro. Allo stesso tempo è noioso e frustrante: se non si fanno mai tentativi si rischia di accumulare rimorsi, di sentirsi sempre più inadeguati e in definitiva ansiosi. Bisogna riconoscere l’ansia per quello che è: la prova che c’è qualcosa di importante e che non ci lascia indifferenti. Permettiamo quindi all’ansia di guidarci verso ciò che è davvero rilevante e ci appassiona!

5. La noia

noia

“Cosa? Io sono un musicista, non sono mai annoiato.” Va bene, allora sostituiamo la parola “noia” con “mancanza di sfide”. Non avere niente cui aspirare è stressante almeno quanto aspirare troppo in alto: ci lascia insoddisfatti. Invece di tollerare questa sensazione, usiamola come un segnale del fatto che ci serve un cambiamento e per ottenerlo occorre stabilire una routine. So che sembra contro intuitivo: la routine non è noiosa? Mi riferisco allo stabilire un tempo, tutti i giorni, in cui fare qualcosa che non si è mai fatto prima: se siete cantanti d’opera datevi al rock! L’importante è fare qualcosa che ci faccia sentire nuovi, concedere a noi stessi di guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Così facendo si impara anche a ridere di se stessi, ad abbandonare il controllo maniacale sulle cose, a dire semplicemente “Proviamo!”. Vi renderete conto di quanto vi gioverà uscire dalla vostra comfort zone! Fare qualcosa di nuovo e di sfidante con regolarità vi regalerà creatività e tante idee. La noia non è un nemico, ma solo un indicatore del bisogno di cambiamento, che può essere molto utile se non si cede alla noncuranza.

E adesso sta a voi, avete mai provato a vedere come positive le emozioni comunemente percepite come negative e quelle “buone” come ostacoli alla vostra crescita personale?

 

Share on FacebookTweet about this on TwitterShare on Google+Share on LinkedInEmail this to someone