Perché l’italiano è la lingua della musica?
Anche se non sapete leggere musica, vi sarà sicuramente capitato di trovare molte parole italiane nel corso della vostra esperienza musicale. Si dice spesso che la musica è un linguaggio universale ma l’italiano può essere considerato a buon diritto la lingua della musica in sé per sé. E’ ovunque: guardando tra le linee e gli spazi (“queste note vanno suonate staccate!”), nelle indicazioni di esecuzione di un pezzo con più movimenti (l’adagio è come se strisciasse, mentre lo scherzoso è come un forte cambio di marcia). Andando all’Opera, potremmo addirittura ritrovarci ad urlare alcune parole italiane dopo aver sentito un’aria particolarmente bella: “Bravo!Brava!”
Prendiamo ad esempio la prima pagina della partitura per viola della 7° Sinfonia di Beethoven:
L’italiano è usato per descrivere tutto quello che il musicista deve sapere per pervadere d’inchiostro la pagina dello spartito con l’energia vitale necessaria. Il tempo è stabilito a 69 bpm e Beethoven spiega all’orchestra come suonare poco sostenuto, calmo e dolce. La prima nota viene suonata forte e staccata. Il segno simile a una “v” indica ai violini di suonare verso l’alto, ovvero sull’arco; la p sta invece per piano. Crescendo indica il suonare gradualmente più forte mentre diminuendo l’opposto. Dopo l’introduzione, l’orchestra suona con più vitalità ovvero in modo vivace. Più tardi gli archi passeranno ad un pizzicato, per poi tornare ad utilizzare l’arco.
“Concerto”, “violino”,”piano”, “cello”, “alto”,”soprano”e”opera” sono tutte parole di origine italiana entrate a far parte del dizionario inglese. Ma perché? La risposta potrebbe essere semplice: l’abitudine. Oxford Dictionaries afferma che l’Italia ha stabilito un’egemonia linguistica nella gran parte della musica artistica europea. Risulta evidente considerando il numero di innovazioni in questo ambito che sono partite proprio dall’Italia – si pensi alla pentagramma di Guido d’Arezzo, ad alcune forme musicali come la cantata, il concerto, la partita, il rondò e non da ultimo l’Opera. E poi ci sono le grandi famiglie liutaie: gli Stradivari, i Guarneri e gli Amati di Cremona. Quando la loro influenza cominciò a farsi sentire in tutta Europa, le parole usate per descriverle lo fecero con loro. Dall’Oxford Dictionaries:
“Quando queste forme musicali e altre nuove idee riguardanti la musica circolarono per l’Europa fu naturale che lo fecero insieme alla lingua italiana. E’ così che Johann Sebastian Bach, di lingua tedesca, si è trovato a scrivere delle cantate da eseguire andante.”
Ovviamente non esistono solo parole italiane nel vocabolario musicale. “Encore” viene dal francese, Wagner ci ha consegnato il “leitmotif“. E noi utilizziamo questi termini per discutere di musica o quando cerchiamo di trattenere le lacrime mentre chiediamo al solista di tornare sul palco per cantare ancora una volta la sua aria. Ma l’italiano è l’unica lingua che ha la capacità di dare voce a quelle macchie d’inchiostro e a quelle pagine rigate.
Articolo liberamente tradotto da “Why do we use italian words to describe music?” del WQXR Blog