Choir!Choir!Choir!: cantare è tutto quello che ti serve!
E’ una fredda sera di dicembre e Goldman, insieme al suo amico e collega Nobu Adilman, cerca di spiegare dalla sua macchina parcheggiata, mentre mostra uno smatphone, l’effetto che Choir! Choir! Choir!, il progetto nato nel 2011 con l’intento di creare una comunità di persone che si ritrovano per cantare, ha avuto sugli abitanti di Toronto e su loro stessi.
“Abbiamo fatto un viaggio con il Coro” ricorda Goldman, “fino al Canada’s Wonderland [un parco divertimenti a nord di Toronto]. Ho portato Nobu per la prima volta sulle montagne russe, è stato uno spasso! Qualcuno mi ha chiesto ‘Perché ti piacciono le montagne russe?’ E io ho risposto che è perché si tratta di un’esperienza reale, qualcosa che non puoi replicare con il tuo computer. E il coro è in qualche modo la stessa cosa.”
Mentre gli scandali legati a Rob Ford, sindaco di Toronto scoperto a fumare crack, diventavano sia la battuta finale preferita dai comici nei loro show che la vergogna di una della città più grandi del Canada, Choir!Choir!Choir! ha fornito ad una parte considerevole della comunità locale, un ambiente positivo dove far sentire la propria voce in segno di orgoglio civico e di cantare senza incorrere in costose rette.
Goldman aggiunge che l’idea iniziale gli è venuta dopo essere incappato, mentre si trovava insieme alla sua ragazza a Salta, nel nord dell’Argentina, in una cosiddetta peña.
“Una peña,” spiega, “è solo un luogo in cui le persone possono andare e passare il tempo, anche alle 3 del mattino, magari per sedersi ad un tavolo a suonare la chitarra, bere del vino o semplicemente una Coca-cola, e stare svegli tutta la notte cantando le canzoni più popolari. Non avevo mai visto niente del genere prima. La mia ragazza si è girata verso di me e mi ha detto ‘Devi aprire una peña a Toronto.’ Ed è pressappoco quello che abbiamo fatto!”
I partecipanti si incontrano due sere a settimana e pagano una cifra simbolica di 5$ per prestare le loro voci, stonate o meno, ai semplici arrangiamenti ideati da Adilman e Goldman dei brani degli autori più importanti della musica contemporanea come i Radiohead, Patti Smith, Joni Mitchell, Talking Heads, Leonard Cohen, Tegan & Sara, Lou Reed, Big Star, Elliott Smith, ma anche pezzi più mainstream come ‘Don’t Stop Believin‘ dei Journey o ‘Last Christmas‘ degli Wham. Goldman ci tiene infatti a sottolineare che non c’è spazio per fare gli snob, ogni tipo di canzone è per loro un potenziale “bersaglio”.
“Abbiamo fatto per anni canzoni meno famose ma che noi adoravamo”, ammette, “come ‘Forever’ di Dennis Wilson o ‘Needle In The Hay’ di Elliott Smith ma è divertente anche fare arrangiamenti di canzoni che tutti conoscono e magari odiano per provare a fargliele piacere di nuovo. E’ quello che abbiamo fatto con canzoni come quelle di Bryan Adams; per “Eye Of The Tiger” abbiamo scritto un nuovo intervallo e per un anno intero abbiamo ricantato il pezzo ad ogni incontro!”
Sia Goldman che Adilman sono consapevoli di quanto possa sembrare a prima vista paradossale il loro rapporto di “dipendenza” dalla tecnologia, dato che utilizzano Facebook per reclutare i partecipanti alle serate e che registrano ogni performance con telecamere e microfoni professionali.
“Tutto è iniziato con Soundcloud” spiega Goldman, “dove inizialmente caricavamo le registrazioni audio delle nostre canzoni. Poi abbiamo scoperto i video che postiamo ogni settimana su YouTube. Grazie a questi due strumenti abbiamo ricevuto messaggi da tutto il mondo, sia di fan che di direttori che ci chiedevano i nostri arrangiamenti. Semplicemente incredibile.”
Entrambi ci tengono però a sottolineare che ogni soluzione tecnologica che impiegano serve solo a rafforzare quella che loro definiscono una “naturale esperienza umana.”
“Di base si tratta solo di invitare le persone ad uscire dalle loro case per condividere un’esperienza. Personalmente ho sperimentato che crescendo si fa sempre più fatica a farsi nuovi amici e la gente finisce spesso per sentirsi isolata. Attraverso internet ognuno si può collegare con tantissime persone, ma con poche di queste si ha un contatto dal vero. Quando abbiamo iniziato a fare coro, ci siamo subito accorti che c’era qualcosa di speciale. Ricordo una sera, fuori erano -15°C e il posto dove ci riuniamo era sovraffollato, saremmo stati almeno in 150. Nobu ed io ci siamo guardati: non poteva essere più freddo fuori eppure la gente era venuta fino a lì per stare insieme e cantare.”
Da quando hanno iniziato nel febbraio del 2011, con solo una manciata di amici, gli eventi sono diventati sempre più frequentati, con una media di 80-120 coristi il martedì sera e di circa 60 nel secondo appuntamento del mercoledì.
Tra i loro fan ci sono anche molti degli artisti di cui arrangiano il brani, come Patti Smith, Tegan & Sara e Leonard Cohen. Quest’ultimo in particolare è rimasto così impressionato dal loro arrangiamento di “Hey, That’s No Way To Say Goodbye“e di “Hallelujah,” che gli ha mandato un messaggio tramite un amico in cui diceva:
“Grazie per avermi mandato questi video. Sono d’accordo, l’arrangiamento di Hallelujah è perfetto per la canzone e i visi dei coristi sono davvero stupendi. No Way to Say Goodbye risulta fresca e bella. Per favore, ringrazia tutti da parte mia, hanno dato una nuova, meravigliosa vita a queste canzoni. Leonard”
“Qualcuno” racconta Adilman, “aveva mandato a Leonard il link della nostra versione delle sue canzoni senza che lo sapessimo. Siamo rimasti sbalorditi!”
Per non parlare di quando Tegan & Sara hanno dovuto disdire la loro presenza al prestigioso Polaris Music Prize: il duo ha semplicemente chiesto a Choir! Choir! Choir! di andare al loro posto.
“Tegan & Sara” racconta Goldman, “avevano visto i nostri video in cui cantavano dei loro brani, li hanno addirittura ripostati nella loro bacheca Facebook e hanno twittato su di noi. Erano davvero entusiasti. Così, quando non hanno potuto partecipare allo show del Polaris, ci hanno mandato a cantare dei pezzi al posto loro, di fronte ad un audience composto da tutte le persone più importanti nel mondo della musica canadese.”
Per non parlare di quando Patti Smith li ha chiamati a cantare con lei all’Art Gallery of Ontario, a Toronto.
“Stavamo già lavorando su ‘Because The Night‘, racconta Adilman, “quando abbiamo scoperto che Patti avrebbe tenuto due concerti a Toronto, così abbiamo contattato il curatore dell’evento e gli abbiamo offerto di partecipare. Lui ci ha chiesto di preparare qualche altro brano e di cantarlo in diversi spazi della galleria prima del concerto. Dopo che Patti ci ha visti cantare, ha chiesto che salissimo con lei sul palco per il secondo show. Così, mentre la maggior parte dei coristi se ne stava già andando, siamo saliti sul palco e senza neanche sapere se il nostro arrangiamento sarebbe stato della tonalità giusta per lei, ci siamo ritrovati a cantare ‘People Have The Power‘. Il coro è letteralmente impazzito, era euforico! E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita!”
Ultimamente, dopo aver organizzato un evento di massa cui hanno partecipato più di 500 persone in occasione della morte di David Bowie, sono stati chiamati a partecipare, insieme ad artisti di fama mondiale, alla serata di tributo ufficiale per il Duca Bianco, tenutasi al Carnegie Hall di New York.
Il 2 maggio, Nobu e Daveed, hanno riunito 2000 persone al Massey Hall di Toronto per cantare tutti insieme, come omaggio a Prince, When Doves Cry. Dopo appena due ore di prove, tutti i presenti, muniti del solo testo, hanno realizzato una performance davvero incredibile.
Choir!Choir!Choir! si distingue anche per l’impegno nel sociale: a dicembre i suoi fondatori hanno lanciato una campagna di raccolta fondi in sostegno dei rifugiati siriani presenti in Canada che, con più di 60.000 $ raccolti, ha ottenuto un grandissimo successo; ad aprile, invece, il coro si è esibito per promuovere la campagna di Amnesty International contro la tortura.
I progetti da realizzare sono ancora tanti: dall’estendere l’esperienza del canto di gruppo improvvisato agli ambienti di lavoro, fino al coinvolgere i bambini.
Per adesso però ciò che conta per i fondatori di C!C!C! è continuare a coltivare le relazioni che ruotano intorno al coro. “Non avremmo mai potuto raggiungere tutte le persone che ora costituiscono la nostra community senza Facebook, grazie al quale possiamo anche condividere la nostra musica e portarla sempre più lontano. Penso che questa sia la parte bella dei social che dobbiamo alimentare”, afferma Adilman, “la possibilità di estendere online una conversazione iniziata di persona.”
Contenuti liberamente tradotti e integrati dall’originale articolo di Paul Mayers, 2014, cocrate.com.