E’ tutta questione di equilibrio!
“Ho una soglia della noia molto bassa. Ci sono un centinaio di magnifici brani nuovi che vorrei insegnare ma è difficile farlo. Spesso infatti i coristi vogliono cantare i pezzi più vecchi, che gli sono familiari e che conoscono meglio. Come trovare il giusto equilibrio?
Alcuni direttori finiscono per sentirsi come dei “fornitori di brani”. Credono di dover continuare a trovare nuove canzoni con cui mantenere vivo il coro, motivare i coristi, non farli pentire dei soldi che spesso investono in questa attività, ma alla fine prevale il sentirsi pressati, come se si facesse parte di una catena di montaggio.
In parte è però colpa nostra. Dimentichiamo che le persone vengono per cantare e non (solo) per imparare. Quello che le attrae è infatti il desiderio di moltiplicare le opportunità in cui si canta e di conseguenza la gioia, il senso di spensieratezza e di libertà che questo genera. E’ l’obiettivo finale che noi direttori dovremmo perseguire e di cui non dovremmo scordarci quando cerchiamo di migliorare le capacità vocali e di ascolto dei coristi.
Aiutare le persone a migliorare da un punto di vista canoro, significa aiutarle ad imparare meglio e più rapidamente i brani così che anche il risultato finale sia più piacevole. Insegnare esercizi difficili vuol dire insegnare ai coristi a far fronte a brani più difficili che gli darà sicuramente più soddisfazione e gratificazione eseguire.
“Ci deve essere un equilibrio tra imparare e cantare, ma cantare deve rimanere la priorità, l’obiettivo finale.”
E’ un equilibrio difficile da raggiungere, ma direttori di coro e insegnanti non devo smettere di lottare per raggiungerlo. So bene quanto sia complesso bilanciare la novità con ciò che risulta più familiare, ma ad ogni prova si può tentare di unire all’esecuzione di qualcosa di vecchio l’apprendimento di nuovi brani.
Solitamente tengo nota dei pezzi che cantiamo ogni settimana così da accertarmi di dare una rinfrescata a tutti i brani in repertorio. Cosa facile con un nuovo coro, non facilissima con un coro che è nato da ormai tanti anni. L’ultima mezz’ora di ogni prova è comunque sempre dedicata a cantare canzoni vecchie e che tutti conoscono.
Bisogna però stare attenti a non rendere il vecchio repertorio stantio, soprattutto per evitare qualche lamentela. Per far questo si possono aggiungere piccole variazioni, provare ad improvvisare, giocare di fantasia.
..E non vale solo per le prove!
L’equilibrio tra il nuovo e il familiare vale anche per gli esercizi di riscaldamento della voce e i concerti.
I coristi spesso faticano con certi esercizi, quindi è sempre utile ripeterli e approfondirli. Questo permette anche al direttore di non dover spiegarne di nuovi ogni settimana! Ma, come prima, se gli stessi esercizi vengono fatti troppe volte, le persone finiscono per eseguirli in modo meccanico, assumono l’atteggiamento del “stai lì, fai questo” che gli impedisce di apprezzare le sfumature.
Nel tentativo di far sì che tutti possano essere soddisfatti, cerco sempre di assicurarmi che ad ogni concerto ci siano nuovi pezzi così che i coristi di più lunga data non si annoino eccessivamente. A volte però mi capita di spingermi troppo in là e di non includere abbastanza brani vecchi. E’ successo anche che qualcuno del pubblico venisse da me a chiedermi perché non avevamo cantato quel bel pezzo africano che avevamo eseguito l’ultima volta!
Lo stesso vale per i workshop in cui insegno.
E’ tutta questione di equilibrio e vi auguro davvero di trovare in vostro con successo.”
Libera traduzione da due articoli di Chris Rowbury, “We have come to sing not to learn” e “Sometimes the old songs are the best – finding the balance between new and familiar”