Joe Walters è uno dei fondatori del progetto Songbound, nato nel 2012 in India per coinvolgere quanti più bambini possibile, tra quelli provenienti dalle baraccopoli intorno a Mumbai, nella bellissima esperienza del canto di gruppo. Ad oggi la musica è riuscita a cambiare la vita di oltre 600 bambini che possono usufruire di lezioni di canto gratuite all’interno di ben 17 scuole. Un posto sicuro dove crescere e imparare, proprio dal cantare l’uno accanto all’altro, una nuova vita, diversa da quella che molti dei bambini indiani sperimentano quotidianamente, per poter diventare, un giorno, piccolo motore di cambiamento: questo vuole essere Songbound e questo realizza grazie al gioioso potere della musica. Ce lo racconta così il suo ideatore, Joe Walters, in un’intervista che ha gentilmente concesso a noi di Koral durante la pausa natalizia.
Chiunque volesse contribuire alla crescita di questo magnifico progetto può farlo attraverso il loro sito, a questa pagina. L’attività mensile di un coro costa poco più di 40€ e può generare infinito valore, non solo per i bambini ma anche per gli insegnanti e le comunità coinvolte nel progetto. Se poi siete musicisti, cantanti, direttori di coro e desiderate contribuire con la vostra arte, sappiate che c’è posto anche per voi! Qui trovate infatti tutte le informazioni necessarie.
1) Puoi raccontarci qualcosa su di te, sulla tua storia e su come è nato il progetto Songbound?
Il mio rapporto con l’India è iniziato nel 1998 quando mi sono preso un anno sabbatico durante gli studi in musica che conducevo alla Cambridge University per imparare a suonare il
tabla, tamburo tipico indiano, a Calcutta. Una volta laureato ho deciso di prendermi una pausa dalla mia carriera di musicista di corno francese per visitare Mumbai dove ho fatto volontariato come direttore, coach e insegnante per la
Bombay Chamber Orchestra (BCO) e ho suonato nella
Symphony Orchestra of India che si era appena costituita. In quel periodo mi chiedevo in che modo, da musicista, potessi contribuire anche in minima parte ad aiutare quei milioni di persone che vedevo vivere in condizioni di estrema miseria.
Nel 2010 avevo saputo dalla BCO che ci sarebbe stata una rappresentazione del musical
The Sound of Music che avrebbe coinvolto un coro di 20 bambini provenienti dalle baraccopoli della città, in un dei luoghi più prestigiosi di Mumbai, il
National Centre For Performing Arts . Mi è stato subito chiaro che si trattasse di un progetto straordinario, meritevole di essere documentato. Così, senza avere alcuna esperienza di regia, ho deciso di produrre un documentario con l’aiuto di un’amica, la regista Sarah McCarthy, e del suo cameraman. Ho sostenuto personalmente le spese e, incredibilmente, la
HBO ha deciso di acquistare, una volta terminato, il film:
The Sound of Mumbai. Gli incassi sono stati destinati ai bambini del coro così che potessero proseguire la loro educazione.
Locandina del documentario ideato e prodotto da Joe Walters, acquistabile al seguente link: https://gumroad.com/l/mumbai.
A seguito di questa incredibile esperienza mi sentivo obbligato a dare un seguito agli aspetti, sia negativi che positivi, emersi dal mio film. Era chiaro che cantare in un coro avesse cambiato la vita dei bambini coinvolti nel progetto e io volevo dare a quanti più bambini possibile tra quelli provenienti da contesti svantaggiati dell’India la possibilità di vivere la stessa cosa. Inoltre, la fine del progetto aveva portato un brusco cambiamento nella vita dei bambini che per tre mesi avevano fatto dipendere la loro vita dal canto. Se fossi riuscito a trovare un’organizzazione grazie alle quale i più giovani avessero potuto beneficiare degli incredibili vantaggi fisici e psichici del cantare in un coro, avrei dovuto assicurargli delle prove settimanali durante tutto l’anno, non solo un singolo evento a breve termine.
Attualmente svolgiamo, con l’associazione Songbound, due eventi principali l’anno in cui tutti i bambini di diversi cori si riuniscono per cantare insieme. Le prove sono impiegate per lo studio del materiale in programma per queste occasioni.
2) Perché l’India?
Come ho detto ho una relazione di lunga data con l’India e Songbound non è che il diretto risultato del mio tentativo di trovare il modo per restituire qualcosa, attraverso la musica e quello che faccio, ad una terra che mi è davvero molto cara.
3) Nel vostro sito si legge che Songbound è anche “un’iniziativa che porta online il processo di scrittura di una canzone”. Puoi raccontarci qualcosa di più su questa parte del progetto?
Abbiamo guidato due progetti che hanno coinvolto una scuola elementare della Gran Bretagna e un centro musicale degli Stati Uniti. Questi erano gemellati con uno dei cori della rete di Songbound e durante un periodo di 6 settimane hanno utilizzato internet per scrivere insieme alcune canzoni. Ad ogni gruppo di bambini faceva capo un adulto il quale aveva il compito di mettere insieme settimanalmente i testi e le melodie e di mandarli via email all’altro gruppo che ci stava lavorando. Veniva impiegato un modello domanda-risposta così che i bambini potessero conoscere qualcosa delle loro vite così diverse. Spesso il soggetto delle canzoni era il diretto risultato di questa corrispondenza. Davvero stimolante!
4) Solitamente lavorate nelle scuole, e quindi il progetto include lezioni gratuite di canto addizionali a quelle curricolari, o è pensato come qualcosa di esterno?
Si, principalmente siamo attivi nelle scuole comunali che riuniscono bambini provenienti da baraccopoli: lavoriamo con figli di prostitute, di lavoratori migranti o con bimbi affetti da cancro. Stiamo cominciando a fornire anche lezioni settimanali di canto individuale. Inoltre vorremmo fare di ognuno di questi istituti un modello di “scuola Songbound” dove ad ogni bambino è data la possibilità di cantare in un coro e ricevere lezioni di canto. Prevediamo di trasformare ogni anno uno dei 20 centri in cui attualmente siamo presenti in una scuola d’eccellenza. Un piano ambizioso ma realizzabile di 20 anni, con cui puntiamo a dimostrare alle altre scuole di Mumbai che quello che facciamo porta degli enormi benefici a tutta la comunità scolastica.
5) Come pensi che il cantare in gruppo possa aiutare concretamente i bambini provenienti da contesti estremamente poveri?
Noi di Songbound diciamo che la musica non è un lusso e questo è centrale per definire chi siamo e quello che sentiamo. Nonostante non possiamo rendere più grandi le anguste case in cui i bambini vivono o aumentare il salario dei loro genitori, il coro fornisce ai bambini un ambiente sicuro dove poter sfuggire alle loro vite così pesanti. Con il tempo cresce la loro fiducia in se stessi, imparano a lavorare in team, a mantenere la calma, e possono affrontare in modo sperabilmente migliore il mondo che li attende fuori dal coro. Detto in modo ancora più semplice, la musica ci fa sentire meglio. Come mi ha risposto Padmini, una bimba di 11 anni, quando le ho chiesto perché le piacesse cantare nel suo coro di Songbound: “mi aiuta a dimenticare tutta la tristezza che c’è nella mia vita.”
Photo by Phrasin Jagger, ottobre 2013, pagina Facebook Soungbound.
6) Puoi raccontarci qualche episodio esemplificativo di come cantare in coro possa cambiare la vita delle persone?
Penso che la frase di Padmini di cui accennavo, parli per tutti. Siamo costantemente incoraggiati dai report che ci arrivano dai nostri insegnanti che sottolineano come i bambini coinvolti nelle attività del coro diventino più calmi, concentrati e manifestino meno aggressività una volta tornati in classe dopo le prove. Non vediamo l’ora di sentirgli dire che anche i loro risultati agli esami sono migliorati!
7) Come reclutate i direttori di coro o gli esperti di canto che a livello internazionale collaborano con voi? Che tipo di background devono avere?
Il requisito più importante per i direttori di coro che reclutiamo a livello locale è che amino i bambini, la musica, che sappiamo cantare a tempo e in modo intonato. Non cerchiamo necessariamente dei cantanti e accettiamo persone con qualunque background musicale. La maggior parte è entusiasta dell’opportunità perché esistono davvero poche offerte di lavoro remunerate nell’ambito dell’educazione musicale in India. Da un punto di vista pratico, raccogliamo domande soprattutto tramite il passaparola che si genera nella nostra rete di direttori. Più riconoscimento otteniamo a Mumbai, più direttori potenzialmente interessati attraiamo.
I responsabili della parte internazionale del nostro progetto sono massimi esponenti dei loro rispettivi settori. Come musicista professionista basato a Londra, sono in contatto con alcuni dei più importanti insegnanti di musica e direttori che già lavorano nei più grandi cori, orchestre, scuole e centri per la musica di tutta la Gran Bretagna. Siamo letteralmente inondati da richieste di persone di questo tipo che vorrebbero poter donare il loro tempo. Recentemente abbiamo anche iniziato a chiedere ad alcuni compositori dato che la scrittura di testi è diventata una parte centrale del nostro progetto.
8) Che piani avete per il 2016?
Ogni semestre si concentrerà su un repertorio di canzoni provenienti da tutto il mondo e terminerà con un grande evento pubblico.
Febbraio – un cantautore di base a New York condurrà 450 bambini provenienti dai nostri 17 cori a Mumbai.
Agosto – il direttore del London Symphony Youth Choir condurrà un progetto simile.
Il 2017 vedrà la collaborazione tra il Coro della Yale University Choir e la Julliard Early Music Ensemble, e forse anche il ritorno del coro del Jesus College di Cambridge.
Siamo davvero emozionati al pensiero che Songbound possa offrire ai musicisti internazionali e ai gruppi musicali che visitano l’India, l’opportunità di offrire qualcosa in cambio durante i tour, sapendo che il loro contributo sosterrà un progetto di musica e sviluppo personale sul lungo termine e non qualcosa che terminerà appena metteranno piede sul loro aereo di ritorno.
Joe Walters is the founder of Songbound, a project established in 2012 that brings the transformative power of music to some of India’s poorest and most marginalised children. Below you can find the interview he granted to Koral during the Christmas holidays.
If you want to help this project reaching out to even more children right across India, you can make a donation
here. If you are a musician, a conductor or a singer and you want to contribute with your art you are more than welcome too! Please find
here any further information.
1) Could you please tell me something about you, your story and how did you come up with the idea of the Soungbound project?
I am a professional French horn player, specialising in the natural horn – I am a member of John-Eliot Gatdiner’s ORR and EBS (UK), Europa Galante (Italy) and Pymalion (France). I also spent 5 years as multi-instrumentalist ‘member of indie band Stereolab.
My relationship with India began in 1998 when I took a sabbatical year from my music degree at Cambridge University to learn the tabla in Kolkata. On graduation I started to take time out of my career as a French horn player to visit Mumbai where I volunteered as conductor, coach and teacher for the Bombay Chamber Orchestra (BCO) and played with the newly formed Symphony Orchestra of India. Throughout this period I wondered how, as a musician, I could contribute in some small way to the millions of people so drastically affected by poverty.
In 2010 I heard from the BCO that it was planning a performance of The Sound of Music at Mumbai’s most prestigious venue, the National Centre For Performing Arts, involving a choir made of 20 children from the city’s slums. It was immediately clear that this was going to be an extraordinary project, one that should be documented. So, with no experience of film-making, I decided to produce a documentary with the help of a director friend of mine, Sarah McCarthy and her cameraman. I put the project on my credit card and, amazingly, HBO bought the finished film, The Sound of Mumbai. All profits went to the children know the choir so that they could receive a full, further education.
Poster of the documentary produced by Joe Walters that you can buy at the following link: https://gumroad.com/l/mumbai.
Following this incredible experience I felt compelled to address the most positive and negative issues raised in my film. It was clear that singing in a choir had been a life-changing experience for the kids involved and I wanted to replicate the opportunity to as many disadvantaged kids as possible in India. However, the end of the Sound of Music project dealt a heavy blow to the children who, over a three month period, had leaned to depend on singing in their lives. If I was to found an organisation through which children could enjoy the huge physical and psychological benefits of singing in a choir, I would need to promise them the security of weekly rehearsals throughout the year, not a flash in the pan one-off event.
We now hold 2 main performance events each year in which all children from all choirs join forces for an en masse show. All rehearsals are used to work on the musical material programmed for these special occasions.
2) Why India?
As explained above, I have a long-standing relationship with India and Songbound is a direct result of my struggle to find a way of giving something back, through music, through what I do, to a place that is very dear to me.
3) I read on your site that Songbound is also “an internet-based song-writing initiative”, could you please tell me something more about this part of the project?
We have piloted two projects which involved a UK primary school and a US music centre. They were ‘twinned ‘ with one of our Songbound choirs and over a 6 week period jointly wrote songs via the internet. Each group of kids is assigned an adult project leader who gathers lyrics and melodic ideas each week and sends them across via email to the other kids to work on. A question-answer model is employed so that the kids get to find out about their hugely contrasting lives, and usually the song subject matter is a natural, direct result of this correspondence. Very inspiring stuff!
4) Do you usually work inside schools? Does the project provide free singing lessons in addition to curricular classes or is something extra?
Yes mostly municipal schools catering for mainly children living in slum communities. We also work with children of sex workers, children of migrant labourers and kids with cancer. We are starting to provide one-to-one singing lessons each week too. We are currently turning one school into a beacon Songbound school in which every kid is offered the opportunity to sing in a choir and receive singing lessons. We plan to turn each of the 20 centres we currently work with, each year, into a beacon school. A grand but totally manageable 20 year plan that should eventually demonstrate to all other schools in Mumbai that what we do is hugely beneficial to the school community as a whole.
5) How do you believe group singing can concretely help children coming from uncertain and poor environments?
We say at Songbound that music is not a luxury; it is central to who we are and how we feel. Whilst we cannot change the size of the children’s cramped homes, the amount of money their parents earn or what their parents do, the choir environment provides the kids with a safe place where they can escape their challenging lives. In time, as the kids grow in confidence, find calm and understand how to interact as an individual in a team, the children take their newly developed characters beyond the choir community into the wider world where they will hopefully feel more ready for life’s challenges. But put simply, music makes us feel better as made clear by 11 year Padmini when I asked her why she likes to sing in her Songbound choir: ‘because It helps me to forget all the sadness in my life.’
Photo by Phrasin Jagger, October 2013, Soungbound’s Facebook page.
6) Can you tell me any prime examples of how group singing has changed people’s lives? Did you know any significant stories?
As mentioned above, Padmini’s story speaks volumes. We are constantly encouraged by reports from teachers in our centres of how the children involved in choirs take their calmer, more focussed and less aggressive behaviour from the rehearsal space back into the classroom. We can’t wait to hear from them one day that school exam results are improving too!
7) How do you recuit the conductors and the international vocal experts? Which kind of background they should have?
The main criteria for our local choir leaders is that they love kids, love music and can sing in tune and time. We are not looking necessarily for ‘singers’ as such and we welcome anyone from any musical background. Most are very glad of the opportunity since there are very few paid opportunities for musicians in education in India. In terms of actual recruitment we rely heavily on word of mouth via our gradually growing network of choir leaders. The more we gain recognition in Mumbai the more we attract interested prospective choir leaders.
The international project leaders are leading exponents in their respective fields. As a London-based working professional musician I am already in close contact with some of the UK’s leading music-workshop leaders and choir conductors whose employers include all the major UK orchestras, choirs, schools and music services. We are inundated with requests from these figureheads to volunteer their time. More recently we are starting to also ask singer-song writers since group song writing has become a central part to our projects.
8) What plans do you have for the 2016?
Each of the year’s two terms will follow a syllabus of songs from around the world that will culminate in large en masse events.
February – New York based singer-songwriter leads an end of term project in Mumbai with all 450 kids from our 17 choirs.
August – conductor of the London Symphony Youth Choir will lead another project similar to the above.
2017 will see a collaboration with the Yale University Choir and Julliard Early Music Ensemble, and maybe a return visit of the choir of Jesus College, Cambridge.
We are excited that increasingly Songbound provides all international musicians and music ensembles visiting India the opportunity to give back whilst on tour, safe in the knowledge that their contribution will add to a constant programme of music making and personal development rather than disappear as soon as set foot on their return flights.